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DOVE AVVENGONO GLI APPRENDIMENTI?

 

 

La casa dove vive il bambino è il luogo privilegiato degli apprendimenti e quanto più i genitori fanno fare, tanto più i bambini imparano.

Ma fare che cosa? Fare e aiutare in casa.

Quanti bambini lo fanno?

Sembra oggi che questa opportunità di apprendimento sia molto difficile da realizzare e diventa una tematica che non può essere certo spiegata in poche righe.

 

Desideriamo porre l’accento soprattutto sul processo di apprendimento della realtà quale base fondamentale nella costruzione della nostra conoscenza del mondo.

Dovrebbero così farci riflettere anche le modalità che oggi sono utilizzate nella scuola, dove il corpo e l’azione vengono sempre più inibiti a vantaggio di processualità astratte che spesso il bambino non correla al valore semantico dell’esperienza, come imparare a memoria.

Aiutare un bambino a conoscere e poi imparare le cose di tutti i giorni è un impegno nella vita frenetica di oggi, ma aiutare un bambino a far bene una cosa per volta, fino a quando la sa agire con competenza, può essere una strategia nel programmare un percorso da diluire nel tempo.

 

Rendere consapevoli i genitori dell’importanza di cosa e come fare con il proprio bambino può diventare un obiettivo che ha, alla luce delle nuove scoperte nel campo delle neuroscienze, un significato imprescindibile.

Significa rendere la famiglia più partecipe dei processi che sono le fondamenta dell’apprendimento, di un iter che dall’agire nella propria casa proseguirà poi nella forma simbolica alla scuola dell’infanzia e successivamente nella scuola primaria, dove prende il sopravvento la forma astratta del linguaggio.

Bisogna rendere la famiglia più consapevole dell’importanza delle conoscenze di base ovvero le esperienze, quali fondamenti su cui poggeranno le ulteriori conoscenze.

Un bambino che sa fare ha acquisito maggiori competenze e maggiori connessioni tra chi, cosa, dove e quando del suo mondo ed è quindi più ricettivo nell’acquisire altre informazioni sia di tipo pratico sia di tipo simbolico, come le rappresentazioni grafiche, la lettura, la scrittura o il calcolo.

Ci sono alcune procedure che possono essere utilizzate in ambito quotidiano a questo scopo, il cui obiettivo non è l’acquisizione il più velocemente possibile della modalità corretta, ma attraverso la reiterazione della procedura, il bambino impari 'ciò che è sbagliato' e 'ciò che è giusto'.

Per chiarire: il termine procedura è qui inteso come esperienza conoscitiva del perché o meglio del significato inteso in senso fenomenico.

Per spiegare meglio il concetto portiamo l’esempio del percorso di una procedura con i suoi punti cruciali, che consentono un reale processo di apprendimento e non un solo atto esecutivo mnemonico.

La procedura può essere rappresentata in due modi, uno sequenziale-linguistico e uno sequenziale-prassico.

UN CHIARIMENTO SULLE PROCEDURE

 

L’apprendimento di una procedura può richiedere tempi lunghi poiché l’obiettivo non è una semplice esecuzione, ma che il bambino la sappia mentalizzare. Dunque è importante saperle scomporre e programmare.

 

Nella procedura per apparecchiare la tavola ad esempio individuiamo almeno tre livelli operativi: i cosa (la dimensione oggettuale), i dove (la dimensione spaziale) e naturalmente le loro connessioni. Apparecchiare la tavola per quattro persone richiede circa 30 oggetti semantici come posate, piatti, bicchieri, tovaglioli, acqua, vino, pane ecc. e almeno 7 punti di riferimento ovvero i mobili, i cassetti o i ripiani e questo richiede un complesso lavoro di riconoscimento dei primi e dei secondi, ma sono soprattutto le relative connessioni che aiutano il bambino a costruire il percorso procedurale, perché costituiscono i primi mattoni del processo di conoscenza e della successiva mappatura mentale.

Saper programmare una procedura significa adattarla alle possibilità e modularla progressivamente da un livello più semplice, come per esempio partire soltanto dalle posate oppure dal preparare solo il proprio posto ad uno più complesso, stando sempre ben attenti alle motivazioni del bambino.

Le procedure si possono attuare in diversi ambienti della casa e avvenire in contesti diversi.

Possiamo fare diversi esempi dando alcune indicazioni, come:

-apparecchiare: stabilire il turno o i turni, anche quelli degli adulti! dando così al bambino la possibilità di controllare se le modalità sono rispettate;

imparare a mettere nei corrispettivi luoghi gli oggetti della spesa fatta (tranne quelli pericolosi);

prepararsi da solo la colazione del mattino, almeno il sabato e la domenica se gli altri giorni siamo di fretta: cosa va preparato prima, cosa e dove vanno messe le cose;

imparare a preparare sul tavolo gli ingredienti e gli utensili di un cibo preferito, come potrebbe essere la pasta con il pesto o al sugo, la pizza, etc...

prepararsi da solo la borsa per lo sport e al ritorno sapere dove mettere i vari oggetti, così come tenersi ordinata la propria cameretta.

 

Ognuno può trovare nel proprio ambito esperienze significative e motivanti per il proprio bambino, e non certo tutte in una volta!

Sarà interessante osservare come il piccolo impara, quali sono i suoi tempi e le sue preferenze, tutti indicativi per come proseguire.

L’importante è dargli i tempi necessari per imparare e soprattutto saperlo motivare: se non c’è emozione non c’è apprendimento!

Ciò significa che se un genitore vuole facilitare un processo di apprendimento, e non semplicemente una sequenza mnemonica, imparerà a mentalizzare e a rappresentarsi la procedura da acquisire in tutte le sue componenti da un punto di vista prassico (i cosa, i dove, il quando e con chi) e questo lo aiuterà a modulare in modo più adeguato il suo intervento, perché dovrà ripercorrere le tappe della procedura tenendo conto del punto di vista di chi sta imparando e non secondo uno schema già acquisito e che si è automatizzato nella processualità linguistica.

Bambini in giardino
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